Una ragazza, come nel famoso mito di Platone, di spalle al pubblico, fissa la realtà riflessa in uno schermo. Col tempo smarrisce il senso delle cose: i colori di un tramonto, la forma delle nuvole, l’odore del mare e dell’erba bagnata.

Il mondo per lei è una grande rappresentazione racchiusa in una cornice, che ha i contorni di uno schermo sempre acceso. Tutto e tutti sembrano vicini e alla portata nella “rete” ma in realtà quando la luce si spegne o perde intensità, quel mondo si sgonfia e ciò che resta è profonda solitudine.

È a quel punto che prova ad intervenire un’insegnante, partendo da un invito elementare: voltarsi e respirare. Recuperare i sensi atrofizzati per recuperare il senso dell’esistenza. Ripartire dalla musica per scoprire di avere delle orecchie, riempire gli occhi di bellezza e tornare a vedere, assaporare qualcosa di cui non si conosceva il gusto. Recuperare una grammatica dell’esistenza, per fuoriuscire dal mondo virtuale e riscoprire il valore fondante dello stare insieme.

Una ragazza, come nel famoso mito di Platone, di spalle al pubblico, fissa la realtà riflessa in uno schermo. Col tempo smarrisce il senso delle cose: i colori di un tramonto, la forma delle nuvole, l’odore del mare e dell’erba bagnata.

Il mondo per lei è una grande rappresentazione racchiusa in una cornice, che ha i contorni di uno schermo sempre acceso. Tutto e tutti sembrano vicini e alla portata nella “rete” ma in realtà quando la luce si spegne o perde intensità, quel mondo si sgonfia e ciò che resta è profonda solitudine.

È a quel punto che prova ad intervenire un’insegnante, partendo da un invito elementare: voltarsi e respirare. Recuperare i sensi atrofizzati per recuperare il senso dell’esistenza. Ripartire dalla musica per scoprire di avere delle orecchie, riempire gli occhi di bellezza e tornare a vedere, assaporare qualcosa di cui non si conosceva il gusto. Recuperare una grammatica dell’esistenza, per fuoriuscire dal mondo virtuale e riscoprire il valore fondante dello stare insieme.